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Colazzo interviene in un convegno dedicato al tema della “otredad” in Spagna

24 Gennaio 2013a26 Gennaio 2013

Cosimo Colazzo interviene in un Convegno dedicato al tema dell’alterità, della “otredad” in Spagna. Il Convegno, “Third International Symposium on ideology, politics and demands in Spanish language, literatur and film. ‘Otherness in hispanic culture'”,  è organizzato con la collaborazione della California State University Bakersfield, il patrocinio di Universidad de Cantabria di Santander e Universidad del País Vasco. Il Congresso assume la formula innovativa del Convegno che si svolge integralmente sulla rete, attraverso contributi degli studiosi invitati, che si danno nella forma di documenti pubblicati nello spazio del Convegno, in genere a carattere multimediale.

Rispetto ai documenti pubblicati, sarà possibile attivare una discussione e un dibattito attraverso chat, che sarà attiva nei giorni di svolgimento del Convegno, fissati dal 24 al 26 gennaio. Nella settimana antecedente e in quella seguente resterà attivo uno spazio di forum di discussione, sempre intorno alle tematiche di rilievo che riguardano il Simposio.

Gli atti del Convegno saranno infine pubblicati in un volume edito da Cambridge Scholars Publishing.

Quello della “otredad” è un tema con risvolti d’attualità, nella condizione odierna dove sono rilevanti i tratti della multiculturalità, con poderosi flussi migratori, e diventa importante trattare i temi del pluralismo e del riconoscimento delle diversità religiose e di genere. La Spagna ha operato nella direzione di una società che ha voluto rendersi aperta e vivere integralmente il senso della democrazia, dopo i lunghi anni opachi del franchismo. Ma il tema attraversa anche storicamente la cultura spagnola. La poesia, la filosofia spagnola la letteratura, hanno riflettuto notevolmente sul tema della “otredad”.

Anche la musica. Lo troviamo in una figura originale, come quella di Federico Mompou, che consuona, in questo senso, con altre voci importanti della cultura spagnola del XX secolo. In epoca franchista molti intellettuali sono stati costretti all’esilio. E alcuni sono rimasti. Mompou è rimasto, ma si è calato come in una dimensione di esilio interiore, di allontanamento dai canoni rigidi dell’ufficialità. Il suo ideale è quello dell’attesa e del silenzio, della solitudine, del margine. Bisogna che l’io riduca il suo spessore, si faccia trasparente, verso l’alterità, verso l’oltre del suono-nota, verso la risonanza che galleggia nel silenzio. Il suono non è funzione, è esperienza. Qualcosa che vive in se stesso il senso di un universo mobile e in trasformazione. Il suono di Mompou è così affinato, così ricercato, che si è reso trasparente al silenzio. La sua forma non ha nulla degli archi narrativi ampi e dialettici. E’ fatta dei confini del dilagare di un suono e di una risonanza. Si svolge lenta perché ha bisogno che il suono riveli tutta la sua dimensione intorno, le sue prospettive di fughe e lontananza. Anche le dinamiche si rivolgono al nulla, al quasi-niente. La soglia di suono e silenzio, di io e alterità,  intende farsi incerta, confondersi, in una liquidità desiderante.

Cosimo Colazzo indaga questi temi, nel suo testo, che viene ospitato nel Convegno, dal titolo “La otredad esperada. Reducción del sujeto y del acto compositivo, abertura al silencio y a la resonancia, en la musica de Federico Mompou”. Nel suo intervento Colazzo indaga analiticamente il testo di “Musica callada”  (opera in quattro quaderni, scritta nell’arco di circa un decennio, a partire dal 1959), per individuare il senso dell’esperienza di Mompou, come si rivela nelle scelte compositive effettuate, che sono sempre nell’ordine della sottrazione, della riduzione, dello svuotamento, dell’apertura di spazio al silenzio e alla risonanza.

Di seguito diamo l’abstract che riguarda l’intervento di Colazzo al Convegno.

ABSTRACT

COSIMO COLAZZO – La otredad esperada. Reducción del sujeto y del acto compositivo, abertura al silencio y a la resonancia, en la musica de Federico Mompou.

Federico Mompou (1893-1987), compositor catalán, autor de un catálogo muy concentrado y reducido, que se refiere sobre todo a obras para piano, pone en crisis, con su musica, la lógica de la argumentación y de las conexiones, de las grandes narraciones, de la gran forma, para llegar a una visión diferente del sujeto, que no tiene lugar, que está en un limen, en un umbral, en una espera. Mompou investiga los pliegues de la realidad del sonido y de la resonancia, investiga el silencio.

Su música está  intencionadamente en un umbral, casi no tiene acceso a la dimensión compositiva: hecha de pocos elementos mínimos, que el compositor organiza con una mano sensible, no imperativa. Así debe tomar la existencia en su condición de temporalidad. Estamos hechos de tiempo, tocados, atravesados por el tiempo, por lo cual cambiantes: no realidad dura, sino resonancia.

Las configuraciones armónicas, más que expresadas en objetos específicos, se determinan como resonancias, están en situaciones como sin fronteras, dentro de campos de probabilidad. Las sonoridades y el tiempo se alargan, se relajan. Estamos dentro de una música del silencio, que requiere una escucha diferente. Es una música en la que el sujeto tiende a no estar presente, a no dirigir el resultado. En este sentido, pide una razón que pueda darse en la dimensión de la resonancia, del silencio, de la escucha, de la espera. De pasividad y divergencia. De la otredad.

Palabras Clave: Mompou – Otredad – Resonancia – Silencio – Sustracción del sujeto

Cosimo Colazzo alla Université de Pau in Francia

24 Gennaio 2013a25 Gennaio 2013

Cosimo Colazzo interviene con una sua relazione, dedicata alla musica di Federico Mompou, in un convegno organizzato dalla Université de Pau et des Pays de l’Adour, nel Sud della Francia, tra Atlantico e Pirenei. Il Convegno è organizzato dal Centro di studi e ricerche “Arc Atlantique”, interno all’Università, che indaga tematiche di interesse letterario, filosofico, artistico, riguardanti le culture di area atlantica, e in particolare dell’area francese e ispano-lusitana, nelle aperture e proiezioni che riguardano le Americhe come i Paesi caraibici.

Il Convegno è dedicato al tema dell’esistenzialismo in Spagna, che si disegna in combinato, anche, con una cultura della dissidenza, dell’esilio, perché investe molti intellettuali, di varia formazione, espatriati. L’intellettualità dell’esilio nel periodo del franchismo raggiunge vari paesi in Europa e in America.

Il Convegno reca significativamente il titolo “EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO”, a richiamare la condizione di un pensiero, come quello esistenzialista, che trova in Spagna un innesto, e diverse formulazioni e declinazioni, tra cui anche quella di una divergenza resistente, che si propone in contrasto con i codici convenzionali, con il conformismo e l’ubbidienza passiva pretesi dal regime.

L’esilio scelto o imposto riguarda anche molti musicisti. Si pensi, ad esempio, a Rodolfo Halffter, che ripara in Messico, o Nin-Culmell, negli Stati Uniti, o ancora Pablo Casals che sceglie infine Puerto Rico.

Ma c’è anche una dimensione non così visibile, di una opzione per l’esilio interiore, di cui troviamo espressione esemplare in un autore come Federico Mompou. Durante la guerra civile è in Francia. Con l’arrivo della seconda guerra mondiale ritorna nella sua Barcellona, e qui rimarrà in seguito, durante tutta la vita. Non assume posizione di contrasto rispetto al regime. Neanche ne è cantore, intellettuale e musicista ufficiale.

Le sue scelte di vita sono state come di un evitamento del conflitto, di una sospensione della realtà, dell’assunzione del quotidiano in una dimensione sospesa e atemporale, fatta di frammenti, e questi come silenti e irrelati.

Una dimensione della sospensione, del differimento della scelta, che si riverbera nelle dimensioni, probabilmente, del politico come dell’arte. E’ qui, nella sua musica, così personale, che troviamo il senso di un esistenzialismo, che può dirsi cifra del sonoro ricercato e dell’organizzazione compositiva.

C’è il senso che l’intervento compositivo non può corrispondere a piani preordinati, a una presa forte e ordinante del soggetto che sceglie e organizza. Ma deve corrispondere a un itinerario che è di segno inverso, nel senso dell’abbandono di ogni volontà ordinante e imperativa sul materiale, di ascolto del possibile. C’è un’idea che il senso è ai margini del soggetto, in un’alterità che va ascoltata, captata e quindi integrata nella musica, che assume quindi il senso non di un discorso forte, ma di una risonanza, di un’apertura, di una sfrangiatura, di una dispersione dei contorni netti. Questo è la musica di Mompou. Che in questo senso dialoga con il sacro.

Egli è un musicista che sente la religione, ma non in termini codificati, regolati, precettistici. La sua è una religiosità nel senso della sottrazione di una fiducia forte nel soggetto, nella storia. E’ una religiosità che nasce direttamente correlata alla perdita di senso del centro, e insieme con l’attenzione prestata alle pieghe, ai bordi. E’ qui, in questa dimensione della parola decentrata, del suono che si mescola al silenzio, che prende figura il rapporto con l’alterità, verso cui si vorrebbe muovere, da cui si ricevono i segnali che poi possono depositare nel flusso musicale.

Di questi temi parla Cosimo Colazzo nel suo studio, dal titolo Exilio del sujeto, sustracción  del acto compositivo, escrituras musicales y sonoras de la existencia y de lo sagrado en Federico Mompou. Lo studio che Colazzo espone al convegno è dedicato alla musica di Mompou e al suo particolare modo di sentire il suono e la composizione, come si rivela in un testo musicale che abbisogna di un’analisi così orientata, che sappia entrare dentro le pieghe del segno, oltre la definizione puntuale e notale del suono, nelle sue rifrazioni, nelle tensioni, nelle risonanze.

La relazione parlerà anche del dialogo di Mompou, in rapporto a queste scelte particolari di approccio compositivo, con la religione e il sacro, che assume, anche in questo caso, le declinazioni del discorso esistenzialista.

Di seguito riportiamo l’abstract dell’intervento di Colazzo al Convegno, che richiama questi contenuti, e che troverà argomenti nella relazione.

Cosimo Colazzo, Esilio del soggetto, sottrazione dell’atto compositivo, scritture musicali e sonore dell’esistenza e del sacro in Federico Mompou

Relazione a Convegno di studi interdisciplinari EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Pau (Francia) 24.25 gennaio 2013.

ABSTRACT

Esiste una dimensione dell’esilio interiore, che non è stata molto indagata, e che riguarda chi è rimasto in patria. Non incluso nelle dinamiche del potere, non ha avuto la forza del gesto risolutivo, dell’allontanamento, della diaspora, del dissenso plateale. Una dimensione silenziosa, di sottrazione del sé dalla dimensione del conflitto, della dialettica, è quella che riguarda Federico Mompou (1893-1987), compositore catalano, autore di un catalogo molto concentrato e ridotto, che riguarda per lo più opere pianistiche.
Egli è coinvolto intimamente, per una opzione che investe anche la sua personalità, dentro il pensiero e un modo di sentire esistenzialista. Di un esistenzialismo che mette in crisi la logica dell’argomentazione e delle connessioni, delle grandi narrazioni, della grande forma, per approdare a una diversa visione del soggetto, che non prende posizione, che sta in una soglia, in un’attesa.
E’ qui che si apre una connessione, molto sentita, in Mompou, tra un’arte che deve indagare le pieghe della realtà del suono, e un sentimento esistenzialista della vita, sentita come un mistero, cui ci si può approcciare con un originale sentimento religioso.
Federico Mompou ha scritto, nell’arco di circa dieci anni, un’opera, articolata in quattro quaderni, “Música callada” (1959-1967), che costituisce un percorso di meditazione sonora e di individuazione di alcuni elementi nodali del sacro.
La sua musica miratamente si tiene su una soglia, quasi non ha accesso alla dimensione compositiva. E’ fatta di pochi, minimi elementi, che il compositore organizza con una mano sensibile ma non impositiva. Deve così cogliere l’esistenza, nella sua condizione di temporalità. Noi siamo fatti di tempo, attraversati dal tempo, perciò cangianti, non realtà dura, ma risonanza.
Così le configurazioni armoniche, più che espresse in oggetti precisi, si determinano come nelle risonanze, quindi si presentano dentro situazioni come senza margini, dentro campi di probabilità.
Le sonorità e il tempo sono allargati, distesi. Si è dentro una musica del silenzio, che richiede un ascolto diverso. E’ una musica in cui il soggetto tende a non rendersi presente, a non orientare il risultato. In questo senso chiama a un rapporto, che possa darsi nella dimensione della risonanza, del silenzio, dell’ascolto, dell’attesa.
Significativamente, con il titolo, Música callada, richiama San Juan de la Cruz, e i suoi versi che ci parlano di “música callada”, “soledad sonora”.
Ma il richiamo, più coevo, è anche alla poesia e alla filosofia di Maria Zambrano, alla sua idea di passività e di divergenza.
L’intervento richiamerà questi temi in prospettiva interdisciplinare e addentrandosi dentro l’analisi dei testi musicali, al fine di evidenziare come il piano delle tecniche, improntate nel segno prevalente della sottrazione, della sensibile riduzione dell’atto compositivo, significhi un rapporto con la dimensione religiosa, che Mompou ha sempre sentito molto.

Praole chiave: Esistenzialismo – Esilio – Risonanza – Silenzio – Attesa – Sacro. Existencialismo – Exilio – Resonancia – Silencio – Espera – Sacro

Cosimo Colazzo terrà la sua relazione in lingua spagnola. Di seguito diamo il testo dell’abstract in spagnolo.

Cosimo Colazzo, Exilio del sujeto, sustracción  del acto compositivo, escrituras musicales y sonoras de la existencia y de lo sagrado en Federico Mompou

Jornadas de investigación interdisciplinaria EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Pau (France) 24 y 25 de enero de 2013.

RESUMEN

Abstract

Hay una dimensión del exilio interior, que no se ha explorado mucho, y que se refiere a los que se quedaron en patria. No incluidos en las dinámicas del poder, no tenían la fuerza para actuar resoluciones: la diáspora, la disidencia flagrante. Una dimensión silenciosa, de sustracción del yo de la dimensión del conflicto, de la dialéctica, concierne  Federico Mompou (1893-1987), compositor catalán, autor de un catálogo muy concentrado y reducido, que se refiere sobre todo a obras para piano.

Él está íntimamente involucrado, por una opción que también es de su personalidad, en el pensamiento y en una forma de sentimiento existencialista. De un existencialismo que pone en crisis la lógica de la argumentación y de las conexiones, de las grandes narraciones, de la gran forma, para llegar a una visión diferente del sujeto, que no tiene lugar, que está en un limen, en un umbral, en una espera.

Aquí se abre una conexión en Mompou, entre un arte que tiene que investigar los pliegues de la realidad del sonido y un sentimiento existencialista de la vida, sentida como un misterio, que podemos acercarnos con un original sentimiento religioso.

Federico Mompou escribió, en un período de diez años, una obra en cuatro libros, “Música callada” (1959-1967) para piano, que es un camino de meditación sonora y de detección de unos elementos nodales de lo sagrado y de la existencia.

Su música está  intencionadamente en un umbral, casi no tiene acceso a la dimensión compositiva: hecha de pocos elementos mínimos, que el compositor organiza con una mano sensible, no imperativa. Así debe tomar la existencia en su condición de temporalidad. Estamos hechos de tiempo, tocados, atravesados por el tiempo, por lo cual cambiantes: no realidad dura, sino resonancia.

Las configuraciones armónicas, más que expresadas en objetos específicos, se determinan como resonancias, están en situaciones como sin fronteras, dentro de campos de probabilidad. Las sonoridades y el tiempo se alargan, se relajan. Estamos dentro una música del silencio, que requiere una escucha diferente. Es una música en la que el sujeto tiende a no estar presente, a no dirigir el resultado. En este sentido, pide una razón que pueda darse en la dimensión de la resonancia, del silencio, de la escucha, de la espera.

Significativamente, con el título, Música callada, se refiere a San Juan de la Cruz, y a su versos che nos hablan de “música callada”, “soledad sonora”.

Pero la referencia, más contemporánea, es también a la poesía y a la filosofía de María Zambrano, a su idea de pasividad y de divergencia.

El estudio tratará estos temas en una perspectiva interdisciplinaria y a través de los textos musicales, con el fin de mostrar cómo el plano de una música que se propone con el signo de la sustracción, de la reducción significativa del acto compositivo, abre una fuerte relación con la experiencia existencialista, vivida en una clave religiosa.

Palabras Clave: Existencialismo – Exilio – Resonancia – Silencio – Espera – Sacro

Qui il programma dettagliato definitivo delle Giornate di studio.

Pubblicati sul sito file di ascolto MP3 di interpretazioni di Cosimo Colazzo

Sono pubblicati sul sito www.cosimocolazzo.it, alla pagina dedicata “MP3 interprete” (http://www.cosimocolazzo.it/mp3-interprete), file scaricabili, in formato MP3, delle interpretazioni di Cosimo Colazzo

Aggiornata la pagina su “Libri e saggi”, nel sito

E’ aggiornata la pagina dedicata alle pubblicazioni di Cosimo Colazzo, nella forma di libri, saggi in volumi collettanei, saggi in riviste, raggiungibile dal menù a sinistra del sito, sotto la voce “Libri e saggi”, nel sito www.cosimocolazzo.it, in particolare all’indirizzo http://www.cosimocolazzo.it/ricerca/libri. In molti casi è possibile scaricare le pubblicazioni, in formato PDF.

Concerto in duo, violino e pianoforte, alla Concert Hall del Middlebury College, con una prima esecuzione

11 Agosto 2012
21:00a22:00

Nel corso di un soggiorno negli Stati Uniti, dove sta tenendo concerti e lezioni in varie Università, Cosimo Colazzo è al Middlebury College, dove, dopo un concerto per pianoforte solo, anche con musiche proprie, tiene ora un concerto in duo, con il violinista Franco Sciannameo, noto musicista e musicologo, docente alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. In programma anche una composizione, in prima americana, di Cosimo Colazzo, per violino e pianoforte, dal titolo “La lenta discesa”.

Cosimo Colazzo è impegnato in questo periodo, da un mese ormai, negli Stati Uniti, per tenere una serie di lezioni e di concerti. Attualmente insegna al Middlebury College, nel Vermont, dove tiene un corso insieme con Franco Sciannameo, sulle culture musicali del Mediterraneo. Sempre al Middlebury College, Cosimo Colazzo, che è docente di Composizione al Conservatorio di musica Bonporti (di cui è stato direttore dal 2005 al 2011), ha già tenuto un importante concerto pianistico, mercoledì 1 agosto, con musiche proprie e di Federico Mompou. Anche in questo caso un orizzonte su una sensibilità estetica che può dirsi, nel senso del tempo, del suono, e per una propensione molto contemplativa, risalente a una visione mediterranea sulle cose. Così in “Musica callada” del catalano Mompou, che agisce nelle pieghe tra suono e silenzio; e nell’opera di Colazzo “Disteso a Oriente”, dove il tessuto musicale è curvo, flessibile, aperto, molto acqueo. Il concerto ha raccolto un vero successo, per la suggestione del programma, per la rarità di un’esecuzione integrale di “Musica callada”, con il suo impegno rispetto a particolari qualità sonore, e al tema particolare e difficile del suono che tenta le soglie del poco, del sottratto, quasi metafora costante del silenzio e di un oltre che assume caratteri mistici.

Nel secondo concerto, che tiene sempre al Middlebury College, nella splendida cornice della Concert Hall, in programma sabato 11 agosto alle ore 21.00, Colazzo suona in duo con Franco Sciannameo. Quest’ultimo è musicista e musicologo di valore internazionale, docente alla prestigiosa Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Come violinista ha suonato in orchestre di prestigio internazionale, come l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, e in formazioni da camera, quartetti e ensemble (Solisti di Roma; Quartetto di Nuova Musica), con cui ha inciso vari dischi, spesso rivolti ai repertori contemporanei.

Attualmente suona in duo con Cosimo Colazzo, concentrandosi sui repertori, soprattutto, del ‘900. Nel concerto al Middlebury College il duo esegue musiche di Bach-Schumann, dello stesso Colazzo, di Nino Rota e di Joaquin Turina. Di Bach viene eseguita la “Sonata IV”, in una versione per violino e pianoforte, per cui Robert Schumann ha scritto la realizzazione pianistica. Una versione molto particolare, poco frequentata, in cui ritroviamo un intervento, da parte di Schumann, sempre molto discreto e rispettoso dell’originale bachiano.

Di Cosimo Colazzo, in prima statunitense, verrà eseguito “La lenta discesa II” per violino e pianoforte. Un brano, come spesso nella musica di Colazzo, che è spaziato, respira secondo archi trasognati, in atmosfere sospese, come verso lontani punti di fuga.  Il pezzo apre spazi e territori al silenzio. E’ come se volesse aprire il tempo a una dimensione più ampia, a un respiro lento, che si compie nei territori prossimi, del vuoto, del silenzio.

Di Nino Rota, Colazzo e Sciannameo eseguono la Sonata per violino e pianoforte, del 1936. Un brano in cui Rota esprime i caratteri della sua musica: un controllo calligrafico dell’espressività e della forma, e certe emergenze cantabili, che si danno nella forma dell’incanto, del sogno lontano, forse anche remoto, infantile.

Di Joaquin Turina, il duo esegue “El poema de una Sanluqueña”, un’opera dove il colore mediterraneo, della Spagna, anzi della luce andalusa, è espresso da Turina con toni raffinati, con un timbrismo fatto di trasparenze, o di densità sospese e porose. Un brano ispirato e ricco di impressioni timbriche, che impegnano equilibri ricercati tra i due strumenti.

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Comunicato stampa

Programma del Concerto

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Info Concerto:

Sabato 11 agosto, ore 21.00, Concert Hall Middlebury College, Middlebury, Stati Uniti, Vermont

Franco Sciannameo – violino

Cosimo Colazzo – pianoforte

Musiche di Bach-Schumann, Colazzo, Rota, Turina.

 

www.cosimocolazzo.it

www.middlebury.edu

info@cosimocolazzo.it

ccolazzo@middlebury.edu

 

Concerto a Middlebury, con musiche di Mompou e Colazzo

1 Agosto 2012
21:00a23:00

Cosimo Colazzo sta tenendo un corso, insieme con Franco Sciannameo (docente alla Carnegie Mellon di Pittsburgh), al Middlebury College, negli Stati Uniti, nel Vermont, dedicato alle culture musicali mediterranee, nel riferimento particolare all’etnocultura del Salento, che è ricca di una storia molto complessa e stratificata, dove radici molto arcaiche, risalenti al mondo greco-pagano, si intrecciano con successive plasmazioni, proprie del cristianesimo e del cattolicesimo. Il mondo contadino si fa sede di una tale modalità evolutiva, strutturando una cultura che trova proprie definizioni rituali, proprie codificazioni, un pensiero e una socialità, rispetto a cui si propone anche il ruolo della musica e della danza. Diventa esemplare quanto ha riguardato il tarantismo, come istituto socialmente convenuto di gestione di situazioni critiche e di conflitto, che vede nella musica e nella danza, come anche in altri aspetti di una situazione che si fa rituale, il veicolo di una soluzione. La musica è guarigione. Produce la transe e orienta verso un livello risolutivo della crisi.

Il Middlebury College riveste molto prestigio, per gli studi che vi si conducono e per lo straordinario livello delle strutture, che è stupefacente. Al suo interno c’è una facoltà interamente dedicata agli studi di italianistica. Vi convergono studenti dagli Stati Uniti e dall’estero, per condurre i propri studi, sino al livello ultimo del dottorato.

Presso il Middlebury College Cosimo Colazzo è anche artist in residence, e in questa veste terrà due concerti. Il primo, in programma per mercoledì 1 agosto, sarà tenuto alla Concert Hall del Middlebury College, alle ore 21.00, con musiche di Mompou e Colazzo. Il secondo, in duo (violino e pianoforte) con Franco Sciannameo, nella stessa sede, sabato 11 agosto, con musiche di Bach, Colazzo, Rota, Turina.

Opportunamente il concerto di Colazzo dell’1 agosto, per pianoforte solo, è intitolato “Musica nel silenzio”. Federico Mompou è un autore molto originale, che ha scritto soprattutto per il pianoforte, creando dei brani che propongono una nuova e diversa visione dell’ascolto, del suono, del silenzio. Quest’ultimo non è un’alterità inerte, ma qualcosa che si rende presente insieme con il suono. I brani sono organizzati in cicli di pezzi brevi. Respirano, nel contempo, il senso di un tempo allargatosi, che non impone mai gesti imperiosi, ed è invece duttile, flessibile. Non è solido, si fa poroso del silenzio. In questo senso avverte il silenzio come partecipe intimamente della musica. Il linguaggio di Mompou è sempre molto depurato, misurato sulle forme brevi, e volto come al silenzio, alla risonanza senza misura.

Tra le sue opere risalta Musica callada, che Colazzo esegue integralmente nel concerto dell’1 agosto, con i suoi quattro quaderni, scritti nell’arco di oltre un decennio.  costituisce un disegno ampio, che copre più di un decennio. Quest’opera richiede all’interprete un’indagine sensibile sul suono e sul silenzio. Anche l’ascoltatore si fa partecipe di un progetto visionario e introflesso insieme, che vuole introdursi come in una piega della realtà, dove traluce una dimensione ulteriore. Non a caso il titolo di “Musica callada” viene da un mistico, San Juan de la Cruz, che rappresenta una tale ricerca di contemplazione dell’oltre.

La musica di Mompou indica il bisogno di fare vuoto intorno, di rallentare il tempo sin quasi a sospenderlo, di prolungare l’attimo nella forma di una risonanza, come l’ombra di un’azione. In questa forma il soggetto rende lassi i propri confini e si apre a una dimensione ampia e flessibile, vagante, uno spazio di risonanza e silente, che è un di là, rispetto a cui possiamo approcciarci non con la logica, non con l’intensificazione della presa ragionante sulle cose, ma con l’abbandono di ogni volontà di potenza e controllo, disarmando il segno attivo, muovendo sensibili nell’attesa.

Accanto al vasto ciclo di Mompou, il concerto presenta un’opera di Cosimo Colazzo, Disteso a Oriente,  del 1997. Traluce nel brano un senso flessibile del tempo. E’ un’opera  ampia, con un pianismo esteso, pieno di risorse, ma anche  con un senso del suono sospeso, sfumato, galleggiante. Il decorso del pezzo assume l’aspetto di un procedere per linee curve o ramificate, quasi si trattasse di un procedere lasso per obiettivi possibili, probabili, multiformi, non lineari, non univocamente segnati. C’è appunto questa vocazione al possibile, al momento, alla risonanza che avvolge, al tempo che si placa e si rende spazio di risonanza intorno.

Comunicato stampa

Programma del concerto

Info Concerto: Mercoledì 1 agosto, ore 21.00, Concert Hall Middlebury College – Pianista Cosimo Colazzo – Musiche di Mompou, Colazzo – www.cosimocolazzo.it

www.middlebury.edu – info@cosimocolazzo.it – ccolazzo@middlebury.edu

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Il concerto è stato registrato. Qui di seguito i FILE AUDIO del Concerto. Registrazione “live”, Concerto, Middlebury College, Middlebury Language Schools, Italian School, MCA Concert Hall, Middlebury College, 1 agosto 2012, ore 21.00, Pianista Cosimo Colazzo, Musiche di Mompou e Colazzo.  

Federico MOMPOU (1893-1987)   – MUSICA CALLADA (1959-1974)

Quaderno I [File MP3] [17:47]

I. (Angelico) – II. (Lent) – III. (Placide) – IV – (Afflitto e penoso) – V.  – VI.  (Lento) – VII. (Lento) – VIII. (Semplice)

         Quaderno II [File MP3] [12:30]

IX. (Lento) – X. (Lento – cantabile) – XI. (Allegretto) – XII. (Lento) – XIII. (Tranquilo – très càlme) – XIV. (Severo – sérieux) – XV. (Lento – plaintif) – XVI (Calme)

Quaderno III [File MP3] [11:05]

XVII. (Lento) – XVIII. (Luminoso) – XIX. (Tranquillo) – XX. (Calme) – XXI. (Lento)

Quaderno IV [File MP3] [19:04]

XXII. (Molto lento e tranquilo) – XXIII. (Calme, avec clarté) – XXIV. (Moderato) – XXV. – XXVI. (Lento) – XXVII (Lento molto) – XXVIII (Lento)

 Cosimo COLAZZO (1964) – DISTESO A ORIENTE (1997) per pianoforte [File MP3] [18:04]

 Pianista Cosimo COLAZZO

 

 

 

Cosimo Colazzo tiene un concerto alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, con musiche proprie e di Mompou

20 Luglio 2012
19:30a21:30

Cosimo Colazzo, docente al Conservatorio di musica “Bonporti”, di cui è stato direttore dal 2005 al 2011, tiene una serie di concerti, lezioni e corsi negli Stati Uniti, nei mesi di luglio e di agosto. Venerdì 20 luglio alle ore 19.30, suona alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh (una delle università americane più prestigiose, sede di corsi avanzatissimi, con docenti di grande reputazione internazionale), per un concerto pianistico, con musiche di Federico Mompou e proprie.

Successivamente sarà al Middlebury College, in Vermont, sempre negli U.S.A., dove terrà un corso, come visiting professor e sarà anche artist in residence. In quest’ultima veste terrà vari concerti, pianistici e di musica da camera. Sempre anche con musiche proprie.

Colazzo è compositore, pianista, direttore d’orchestra. In quanto pianista è stato vincitore di diversi concorsi, e tiene concerti dedicati soprattutto ai repertori del ‘900 e a musiche nuove. Rispetto al ‘900, inoltre, propone certe linee particolari di ricerca: riconducibili a poetiche che sollevano le questioni del rapporto tra suono e silenzio, di una forma aperta e flessibile, come per le opere di Mompou, Feldman, Ustvolskaya; oppure il senso dell’innesto tra repertori popolari di area marginale, rurale-contadina, e innovazioni di linguaggio, in campo armonico e ritmico, come nel caso di un autore, che in particolare Colazzo tratta, e su cui sta contribuendo molto a un’attenzione di livello internazionale, e cioè il portoghese Fernando Lopes-Graça.

Per il concerto di Pittsburgh propone il fascinoso Musica callada, di Mompou, un’opera vasta, per quanto composta di pezzi per lo più brevi e quasi aforistici, articolata in quattro libri, e realizzata dall’autore nell’arco di oltre un decennio. Accanto a Mompou un’opera dello stesso Colazzo, Disteso a Oriente, del 1997.

Federico Mompou è un autore originale nel panorama creativo e musicale del ‘900. Sorprende quel suo linguaggio, semplificato e depurato, misurato sulle forme brevi, e volto come al silenzio, alla risonanza senza misura. Musica callada tenta, attraverso l’indagine sensibile sul suono, sul timbro, sull’ascolto e sul silenzio, di introdursi come in una piega della realtà, dove traluce un oltre, una dimensione ulteriore. Non a caso il titolo di “Musica callada” viene da un mistico, San Juan de la Cruz, che rappresenta una tale ricerca di contemplazione dell’oltre.

Accanto al vasto ciclo di Mompou, Colazzo presenta, nel concerto, una sua opera, Disteso a Oriente,  del 1997. Traluce, nel brano, un medesimo senso flessibile del tempo. Gli oggetti sonori ricercano una vita duttile e sensibile, nel rapporto, anche con ciò che abitualmente si penserebbe come diverso, alternativo. E’ un’opera  ampia, con un pianismo esteso, pieno di risorse, e anche  sempre con questo aspetto, del suono sospeso, sfumato, galleggiante. Scrive Colazzo, intorno al suo pezzo: “… il decorso del pezzo assume l’aspetto di un procedere per linee curve o ramificate, quasi si trattasse di un procedere lasso per obiettivi possibili, probabili, multiformi, non lineari, non univocamente segnati. C’è appunto questa vocazione al possibile, al momento, alla risonanza che avvolge, al tempo che si placa e si rende spazio di risonanza intorno”.

Qui il Comunicato stampa.

Qui il programma del concerto.

Info Concerto: Venerdì 20 luglio 2012 ore 19.30. Carnegie Mellon University Pittsburgh (U.S.A.). Pianista Cosimo Colazzo. Musiche di Federico Mompou e Cosimo Colazzo

Cosimo Colazzo faculty member e artist in residence al Middlebury College

26 Luglio 2012a17 Agosto 2012

Cosimo Colazzo terrà un corso per il Middlebury College, nel Vermont in Usa, dal 26 luglio al 17 agosto,  in collaborazione con Franco Sciannameo, docente della Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Dedicano il loro corso ai temi della musica popolare di area mediterranea, e soprattutto alla etnocultura del Salento, fortemente improntata da un istituto particolare, specifico di essa, che è il tarantismo.

Cosimo Colazzo così presenta il lavoro che sarà svolto nell’ambito del corso.

“Nel tarantismo ha avuto un ruolo importante la musica. Il tarantismo è un istituto culturale che tende a gestire una situazione di crisi del soggetto, che si esprime nella forma della dispersione del sè,  rispetto a cui si attiva un processo di cura attraverso la musica e la danza. La crisi trova nella musica un elemento di liberazione in flusso e di scatenamento, ma anche di messa in ritmo, di definizione in rituali convenuti, in figure riconosciute, e infine di risoluzione. Ha a che fare con l’etnocultura del Salento, con il mondo rurale e contadino, che ancora resisteva, e tuttavia andava fortemente trasformandosi, alla fine degli anni ’50, quando il fenomento è stato studiato da Ernesto De Martino.

“Osservato in quanto fenomeno antropologico, nella sua lunga corrente storica, mostra origini che sono nella cultura greca dei riti dionisiaci, così diffusi e radicati nell’area della Magna Grecia. E’ un fenomeno che incontra un’evoluzione storica, in cui si realizza un incrocio articolato e denso di tensioni, tra la antica cultura greca e la successiva cristiana. Ciò si avverte dall’epoca medioevale, e poi lungo molti secoli. Importante quanto si determina in rapporto alla cultura illuministica, che inaugura un’idea del tarantismo come malattia, rendendo marginali gli aspetti di costruzione culturale. Senonché questi aspetti, che hanno a che fare con la costruzione del rito, sono importanti, il cuore di senso del fenomeno. Si tratta di un istituto culturale, che ha posseduto sue strutture, suoi motivi costruttivi, sue proprie declinazioni. In esso musica e danza sono elementi portanti. Tuttavia, lo scontro determinato dalla religione, che voleva ridurre il portato eversivo del fenomeno, e dalla cultura scientista, che ne elideva tutto ciò che non poteva rientrare nel criterio della malattia da trattare, hanno determinato la fine progressiva del fenomeno, ridotto a mero ultimo rottame quando De Martino lo ha potuto osservare, con il suo gruppo di studiosi e ricercatori. Alla fine degli anni ’50 il fenomeno è estenuato, mostra gli ultimi spasmi. Il mondo contadino, che è il suo proprio ambiente, sta trasformandosi con l’avanzare della modernità e dell’urbanismo.

“Oggi c’è una ripresa del senso identitario salentito in relazione, molto, a quest’istituto culturale. Disperso totalmente nella realtà rituale originaria, il fenomeno rivive nella musica, che viene ripresa, sottoposta a molte continuazioni, e inviata a significati di festa collettiva. In questo senso, le estati salentine che si animano di musica, balli, con migliaia di persone che convergono a seguire i concerti, e innanzitutto il concertone della Notte della Taranta, che si svolge ogni anno a Melpignano., sono uno strano e bizzarro rimbalzo di un fenomeno storicamente, per molti versi, conclusosi.

“Rispetto al tarantismo, alla musica popolare salentina, alla pizzica-tarantata salentina, converge oggi un’idea di rinascita culturale e economica, che riguarda il Salento, in quanto terra di grandi bellezze naturali e dotata di una storia millenaria. Questa storia si dà spesso nella versione di nodo critico, che si genera all’incrocio tra mondi diversi e in conflitto. Questa cultura, pregna del senso della soglia e del margine critico, ha raggiunto, per vie complesse, i nostri giorni. Qualcosa si traduce dell’antico mondo. Qualcosa si eredita dei suoi istituti culturali, delle sue musiche.

“Il Salento vicino, di oggi, reclamizzato dalla pubblicità, possiede qualcosa di magico e esotico, che richiama il turismo. E’ luogo dell’estate, della festa, della musica e del ballo. Il Salento è luogo magico di creatività, una sorta di Giamaica dentro l’Europa. E’ porta verso l’Oriente. La musica del tarantismo, rivissuta, rimixata, messa in rapporto con altre musiche del mondo, o rappata, come fanno i Sud Sound System, libera l’ascolto verso altre dimensioni. I nuovi tarantati sono giovani che amano concedersi totalmente alla musica e allo sballo determinato dai suoni e dal ritmo.

“Questi sono i dati di un neotarantismo, che sorge per vie abbastanza paradossali, e su cui è andato innestandosi un progetto di marketing culturale e del territorio, che mostra di funzionare. Il Salento oggi è di moda.

“Il tarantismo continua ad essere, in questo senso, un fenomeno da studiare, in tutti i nuovi aspetti in cui è andato esprimendosi, in un tramonto che ha preso il colore di questa strana rinascita”.

In quanto artist in residence, Cosimo Colazzo tiene due concerti al Middlebury College. Uno, per pianoforte solo, con musiche di Mompou e dello stesso Colazzo (Disteso a Oriente). L’altro, in duo, violino e pianoforte, con Franco Sciannameo al violino, per un programma che propone musiche di Rota, Turina e Colazzo (La lenta discesa II),  oltre a Bach e Paganini per violino solo.

Concerto a Pittsburgh, di Cosimo Colazzo, con musiche di Mompou e proprie

20 Luglio 2012
19:30a21:30

All’Auditorium della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, negli Stati Uniti, Cosimo Colazzo tiene un concerto pianistico, con musiche di Mompou e proprie, venerdì 20 luglio alle ore 19.30.

In particolare, di Mompou esegue l’intero ciclo, in quattro quaderni, di Musica Callada. Mentre, dal proprio catalogo, Colazzo interpreta Disteso a Oriente. Un programma di specifico interesse, rispetto ai temi dell’ascolto, del silenzio, della forma che tende ad aprirsi verso deviazioni, o punti altri e lontani di suggestione e interesse. Se Mompou predilige la forma breve, l’opera di Colazzo è invece larga, ampia, estesa, spinta anche verso un pianismo, in alcuni momenti, molto esposto, articolato, di rilievo virtuosistico. Ma comune è il senso di un tempo che deve seguire altre vie, oltre quelle continuo-lineari: più curvate, disponibili a creare anse, pieghe, e dentro di queste, quelle fessure che guardano come a un oltre. Che Mompou ha sentito anche religiosamente, con un certo senso quasi-mistico. “Musica callada” è espressione che riprende da San Juan de la Cruz. Per Colazzo è come lo stare sospesi, aperti a un possibile, che si dà sempre come interrogazione, vibratile e non concettuale, ma anche non risolta, se non in uno stato di attesa, anche di contemplazione, ma di qualcosa che si dà in quanto sfuggente, sottrazione fors’anche vuoto.

Di seguito le note al programma di sala:

Federico Mompou è un autore originale nel panorama creativo e musicale del ‘900. Sorprende quel suo linguaggio, semplificato e depurato, misurato sulle forme brevi, e volto come al silenzio, alla risonanza senza misura.

Soprattutto dedicata al pianoforte, la sua produzione s’è presto organizzata come in cicli: pezzi brevi, ma un racconto più ampio, un percorso, un arco di esperienza.

Tra questi Musica callada costituisce un disegno ampio, che copre più di un decennio. Articolata in quattro quaderni, quest’opera si presenta quasi come un diario intimo, di ciò che l’autore ricerca, rispetto al suono, alle armonie che presto si sollevano a timbro. Dialoghi con l’intorno culturale, anche alcune ramificazioni di evoluzioni, prove, esperimenti. Ma soprattutto dialoghi con se stesso. E una ricerca che travalica la musica, che tenta attraverso l’indagine sensibile sul suono, attraverso l’ascolto e il silenzio, di introdursi come in una piega della realtà, dove traluce un oltre, una dimensione ulteriore, dove l’anima si comprende anche religiosamente. Non a caso il titolo di “Musica callada” viene da un mistico, San Juan de la Cruz, che rappresenta una tale ricerca di contemplazione dell’oltre.

Mompou è autore tutto interiore, come fuori dalla linearità di sviluppo e progresso, che tanto ha inciso sulle ricerche musicali del ‘900. E’ in dialogo con un sé profondo, sottratto al tempo, nucleo fissato in un’esperienza originaria, che si dice attraverso il suono e la risonanza. Perciò bisogna fare vuoto intorno, rallentare il tempo sin quasi a sospenderlo, prolungare l’attimo nella forma di una risonanza, come l’ombra di un’azione. In questa forma il soggetto rende lassi i propri confini e si apre a una dimensione ampia e flessibile, vagante, uno spazio di risonanza e silente, che è un di là, rispetto a cui possiamo approcciarci non con la logica, non con l’intensificazione della presa ragionante sulle cose, ma con l’abbandono di ogni volontà di potenza e controllo, disarmando il segno attivo, muovendo sensibili nell’attesa.

Accanto al vasto ciclo di Mompou, presento, nel concerto, una mia opera, Disteso a Oriente,  del 1997. Traluce, forse, nel brano un tale senso flessibile del tempo. Gli oggetti sonori ricercano una vita duttile e sensibile, nel rapporto, anche con ciò che abitualmente si penserebbe come diverso, alternativo. E’ un’opera  ampia, con un pianismo esteso, pieno di risorse, e anche  sempre con questo aspetto, del suono sospeso, sfumato, galleggiante.

Disteso a Oriente contempla uno schema sonoro metamorfico, secondo strofici respiri, che sanciscono alcune trasformazioni, a volte molto sottili nell’articolazione intervallare e nelle costituzioni dei campi sonori di base. Queste trasformazioni, che sono come dei cedimenti nell’impianto fondamentale, anche impercettibili scosse di assestamento, ribaltate  nella concreta azione sonora, risultano amplificate, inducendo nuovi contesti e aprendo prospettive inaspettate.  S’ha come l’effetto di un’irradiazione stilistico-sonora a partire da un centro fisso: ogni arco strofico introduce a nuovi spazi, sfonda l’ultimo limite dato; e il decorso del pezzo assume l’aspetto di un procedere per linee curve o ramificate, quasi si trattasse di un procedere lasso per obiettivi possibili, probabili, multiformi, non lineari, non univocamente segnati. C’è appunto questa vocazione al possibile, al momento, alla risonanza che avvolge, al tempo che si placa e si rende spazio di risonanza intorno.

Siamo traversati dal tempo, che non prendiamo, che ci prende, che tentiamo di tenere organizzato, che ci sfugge dalle mani, inappreso e incompreso. Dialogare con il tempo non può darsi nell’atto che comprime e rimuove, ma nell’atto che presta spazi all’ombra. Strategie di elusione del sé, ma non la dispersione del sé. Così emerge la scelta, sperando che ci visiti, che da noi parta, come un profumo.

[Cosimo Colazzo]

Programma di sala (formato PDF)

In questi giorni il Congresso a Nancy, sugli intrecci di relazione tra mondo ispano-lusitano ed Europa. Colazzo vi partecipa con una relazione sulle musiche del ‘900 e sull’opera di Lopes-Graça

31 Maggio 2012a1 Giugno 2012

Cosimo Colazzo,  nell’ambito di una ricerca importante – su cui si propone un’attenzione anche di livello internazionale – che sta conducendo sulle musiche del ‘900 di area ispanica e lusitana, e in particolare sull’importante opera del compositore portoghese Fernando Lopes-Graça (1906-1994), è stato chiamato dall’Università di Lorraine di Nancy, in Francia, per tenere una relazione nell’ambito di un congresso internazionale che l’Università organizza, sotto il titolo Emprunts et transferts culturels : du monde luso-hispanophone vers l’Europe. Il congresso si tiene nei giorni 31 maggio e 1 giugno, al Campus di Lettres et Sciences Humaines dell’Università di Nancy. Cosimo Colazzo tiene il suo intervento l’1 giugno, a conclusione del Convegno. Si tratta di un congresso molto importante dal punto di vista scientifico, che raccoglie contributi di studiosi e ricercatori provenienti da varie parti del mondo, dalle più prestigiose università francesi (Sorbona e altre), spagnole, del Sudamerica (Brasile, Messico, Colombia, ecc.), nonché dall’Africa.

Cosimo Colazzo è l’unico studioso italiano presente, e affronta una tematica che riguarda le arti e la musica nel ‘900, nella vasta, articolata, quanto ricca, area ispano-lusitana. Cosimo Colazzo – docente di Composizione al Conservatorio di musica “Bonporti” di Trento, di cui è stato direttore dal 2005 al 2011 –  svolge una relazione (dal titolo Modernisme, avant-garde et traditions populaires. Recherches artistiques et musicales en Espagne et au Portugal : la synthèse militante de Fernando Lopes-Graça), dove tesse una mappa articolata di figure e posizioni che riguardano le ricerche musicali e artistiche che nel ‘900 hanno animato Spagna e Portogallo, ivi comprese le risonanze che risultano attive nel rapporto con le colonie o le ex colonie. Esiste una rete di influenze e transiti tra le varie aree, ma si danno anche storie locali e peculiari, e rapporti che interessano più in generale l’Europa. Spagna e Portogallo sono storicamente su una faglia critica, alle soglie tra l’Europa e l’altro mondo: l’Islam prima, ma poi anche il Nuovo Mondo, o ancora altri mondi lontani, l’Oriente o l’Africa. Sono la porta dell’Europa e il margine di questa. Periferia ma anche luogo essenziale di comunicazione, di estensione e apertura. E’ questo che le rende un universo particolare, ricco di spunti per l’esplorazione.

In Portogallo, nel ‘900, risulta importante la ricerca di Fernando Lopes-Graça, autore di un complesso consistente di opere, nel suo lungo percorso creativo, e insieme di un itinerario coerente, segnato nel senso dell’approfondimento critico, come anche della sfida creativa. E’ in rapporto con le ricerche che animano e accendono l’Europa, verso la liberazione dei linguaggi, verso la dissonanza, l’apertura dei generi. Insieme è spinto verso l’attenzione al patrimonio folclorico, sede di un potenziale rinnovamento delle culture. Soprattutto il patrimonio delle terre contadine, ancora intatto, da portare a emersione, con il suo carico di diversità, di sfida al pensiero corrente. Tesoro creativo e anche di valori culturali e morali. L’atteggiamento di Lopes-Graça sa intrecciare le due dimensioni, delle risorse del linguaggio e del monito etico-politico. Ne risulta un’opera che è stata esemplare per valori artistici e per esempio di impegno culturale. Non a caso la dittatura fascista gli aveva inibito l’insegnamento e gli incarichi pubblici; lo aveva tenuto in carcere. Lo guardava con grande sospetto. Lopes-Graça non ha mai abbandonato il Portogallo. Ha coltivato la sua missione di ricerca artistica e culturale, dedicandosi integralmente alla composizione. La Rivoluzione dei Garofani nel 1974 lo avrebbe poi esaltato come uno dei padri storici del nuovo Portogallo.

Qui il Comunicato Stampa.

Per informazioni:

Université de Lorraine Nancy

http://www.univ-lorraine.fr/

Ulteriori informazioni

La pagina relativa al convegno:

http://www.univ-lorraine.fr/content/emprunts-et-transferts-culturels-du-monde-luso-hispanophone-vers-l%E2%80%99europe

Cliccando qui: il programma in PDF del Congresso.