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Cosimo Colazzo al Conservatorio di Como per un concerto e un seminario sulla musica ispano-lusitana del ‘900. Con un particolare riferimento alla musica del catalano Federico Mompou e del portoghese Fernando Lopes-Graça.

8 Marzo 2013a9 Marzo 2013

Nel contesto delle ricerche che Cosimo Colazzo, docente di Composizione al Conservatorio di Trento, conduce sulle letterature musicali del ‘900 di area ispano-lusitana, si inscrivono alcuni appuntamenti organizzati dal Conservatorio di musica di Como, che su questi temi ha voluto proporre un seminario e un concerto.

Colazzo tiene il seminario venerdì 8 marzo 2013, con il titolo “Musica ispano-lusitana del ‘900. Seminario di analisi musicale”, presso il Conservatorio di Como, a partire dalle ore 11.00.

Il seminario svilupperà il suo approfondimento intorno al Novecento musicale, che, in Spagna e in Portogallo, assume declinazioni particolari, anche nel rapporto con le particolari vicende storiche che hanno riguardato, nel secolo, la penisola iberica. Si pensi, in Spagna, al trauma della Guerra Civile, che comporta l’insorgere della dittatura franchista. La Guerra Civile coinvolge fortemente gli intellettuali, che in molti casi esprimono attivamente il proprio impegno politico. A seguito del consolidamento della dittatura si assisterà a una diaspora, secondo percorsi di esilio che potranno riguardare l’Europa o l’America latina. Si pensi, in campo musicale, a Roberto Gerhard, che ripara in Gran Bretagna, o a Rodolfo Halffter che raggiunge il Messico. Altri musicisti invece sono in patria. Alcuni in una posizione supina rispetto al regime, altri in una dimensione di ritiro ed esilio interiore, come, ad esempio, Federico Mompou.

Anche il Portogallo, nel ‘900, vive un percorso storico e politico particolare. Dagli anni ’30 emerge un regime autoritario, in cui riveste un ruolo chiave Antonio Oliveira Salazar, che instaura una dittatura (che durerà decenni, sino alla Rivoluzione dei Garofani del 1974), che comprime fortemente gli spazi di libertà, e censura tutti gli oppositori. Ci sono musicisti che tengono un rapporto collaborativo rispetto al regime: come Rui Coelho, ad esempio, un musicista di solida formazione, che aveva studiato in Germania, entrando in contatto anche con Schönberg. Mentre altri sviluppano una resistenza militante, che li porta allo scontro diretto con il potere. E’ il caso di Fernando Lopes-Graça, che presto viene individuato come un oppositore da reprimere e isolare. Verrà privato, durante la sua vita, infatti, della possibilità di insegnare, pur vincitore di una cattedra al Conservatorio di Lisbona. Lo raggiungerà, addirittura, un decreto che gli inibisce di insegnare anche presso strutture private. Viene anche incarcerato.

Il seminario oltre che delineare il panorama delle vicende culturali e musicali che riguardano la penisola iberica nel ‘900, si concentrerà sull’opera del catalano Federico Mompou (1893-1987) e del portoghese Fernando Lopes-Graça (1906-1994), enucleando i tratti dei rispettivi linguaggi compositivi. Si sviluppano percorsi di grande fascino, per due personalità artistiche di massimo rilievo, che hanno dato luogo a opere che in entrambi i casi espongono il senso dell’assoluta dedizione all’arte e alla ricerca artistica. E questo sempre con tratti personalissimi.

Accanto al seminario Cosimo Colazzo propone un concerto, sabato 9 marzo alle ore 17.30, all’Auditorium del Conservatorio di Como, in duo pianistico (quattro mani e due pianoforti) con Maria Rosa Corbolini (docente di Pianoforte al Conservatorio di Trento), in cui saranno rappresentate importanti opere di Mompou e Lopes-Graça, accanto a opere di Alfredo Casella e Colazzo.

Di Lopes-Graça saranno eseguiti il Terzo Quaderno delle Melodias Rústicas Portuguesas, del 1979, per pianoforte a quattro mani, Paris 1937 (1937-1968) per due pianoforti, Prelúdio, Cena e Dança  (1929-1973). In questi pezzi emerge, da una parte, l’interesse per il patrimonio folclorico contadino del Portogallo, che Lopes-Graça innesta in contesti di ricerca avanzati, post-tonali, e dall’altra l’interesse per i linguaggi dissonanti, per le figurazioni asciutte e geometriche, per l’esposizione in rilievo delle strutture ritmiche.

Di Mompou Cosimo Colazzo eseguirà il Quarto Quaderno di Música Callada(1967), per pianoforte. Qui siamo nella dimensione di una ricerca che tende a individuare il suono in una dimensione sorgiva, in rapporto di risonanza con il silenzio, mentre le forme sono concise e lontane da ogni retorica dello sviluppo.

Di seguito, a partire dai seguenti link, è possibile prendere visione dei materiali che riguardano il Seminario e il Concerto.

–          Il programma del Seminario

–          Il programma del Concerto

ULTIM’ORA

Maria Rosa Corbolini non è potuta intervenire per il concerto in duo pianistico, in quanto ammalata.

Il concerto in questa forma è stato sostituito, nello stesso giorno e orario, da un concerto per pianoforte solo, tenuto da Cosimo Colazzo come pianista solista, con musiche di Mompou e Lopes-Graça. In particolare, Cosimo Colazzo ha interpretato l’integrale di Musica callada di Mompou, che consta di quattro quaderni, e Cinco Nocturnos di Lopes-Graça.

Di seguito, a partire dal seguente link, il programma del Concerto

Cosimo Colazzo per Performa 2013 alla Universidade do Rio Grande do Sul, a Porto Alegre, in Brasile

Performa è uno degli eventi più attesi, a livello internazionale, nell’ambito della ricerca intorno alle culture dell’interpretazione musicale. Vi convengono artisti, studiosi di varie discipline per confrontarsi sulle questioni di maggior rilievo, rispetto all’interpretazione musicale, nella relazione con le letterature storiche, come rispetto a oggi, dove la musica appare in una condizione costantemente interrogativa, anche rispetto ai rapporti tra composizione, interpretazione, pubblico, nuovi media.

Performa intende presentare prospettive innovative nella ricerca che riguarda la performance musicale, incentivando il dialogo interdisciplinare.  L’evento si svolge a cadenza biennale, e quest’anno si tiene in Brasile, ospite della Universidade Federal do Rio Grande do Sul, a Porto Alegre,, dal 31 maggio al 2 giugno 2013. La edizione 2013 di Performa privilegia la tematica della ricerca artistica nella performance musicale.  Collaborano all’evento, oltre all’Università ospitante, la Associação Brasileira de Performance Musical (ABRAPEM), la Universidade de Aveiro, in Portogallo, e INET-MD (Instituto de Etnomusicologia – Centro de Estudos em Música e Dança).

Cosimo Colazzo, docente di composizione al Conservatorio di musica di Trento, nonché pianista, impegnato su repertori specifici del ‘900, è stato chiamato a partecipare a Performa 2013, con un recital e una conferenza dedicati alla musica di Federico Mompou, compositore catalano del ‘900, autore di un’opera non vasta, dove il pianoforte risulta privilegiato, che costituisce il distillato di una ricerca estremamente concentrata, rivolta ai valori del silenzio, della meditazione, dell’ascolto. Sono valori che Mompou esprime con un linguaggio molto sottile e sensibile, dove vale il senso del timbro, della risonanza, del suono ricercato. Non è tanto la macchina narrativa che interessa, la produzione dello sviluppo e della forma ampia e compiuta. L’inverso, invece, la presenza sonora risonante, il suono che si effonde nell’aperto, nell’aria, che ha una sua dinamica di definizione-individuazione e di estinzione, che va seguita in tutta questa vita mobile, diversa, flessibile e fluida. Il suono non è un’entità fissa e definita. E’ qualcosa che si compie, che si trova stando in una condizione di apertura e di ascolto. In questa condizione di flessibilità, che si nutre molto di passività, il suono non va elaborato, trattato dalla macchina narrativa. Va dato in una sua presenza abbandonata, in un tempo largo e dilatato. Non analizzato, non elaborato, ripetuto o trasposto

Lo studio di Colazzo precisa propriamente questo metodo della composizione in Mompou, che ritrova in costanti della costruzione, attraverso l’intera opera.

Su Mompou Colazzo ha svolto diversi studi, che approdano ora alla veste di pubblicazione, a livello internazionale. Tra le prossime pubblicazioni, un saggio in un volume della Cambridge Scholars Publishing, e un saggio per la rivista Lineas della Université de Pau in Francia.

Per Performa Colazzo interpreterà Musica callada, una vasta opera in quattro libri, scritta da Mompou nell’arco di circa dieci anni, tra il 1959 e il 1967. Un’opera che si ispira ai temi del  silenzio, come suggerisce lo stesso titolo, e di un rapporto diverso con il suono. Nel seminario che accompagna il concerto, Colazzo propone a confronto ciò che può precisarsi in un metodo della costruzione compositiva con questioni che riguardano l’interpretazione musicale. Nello studio di Colazzo, emergono, allora, da un lato, i rilievi su un linguaggio musicale e compositivo molto originale, che privilegia le dimensioni del silenzio, della risonanza, della sottrazione, della passività e dell’ascolto; mentre vengono ad evidenza, dall’altro, certe opzioni sull’interpretazione musicale e pianistica che sono esplicitate dallo stesso Mompou in suoi scritti. Né viene trascurato quanto si espone, in diretto rapporto, attraverso le interpretazioni pianistiche dello stesso Mompou, intorno a proprie opere.

Di seguito, l’abstract dell’intervento di Colazzo.

ABSTRACT

Cosimo COLAZZO

Transformar el tiempo musical. Interpretación y composición en Federico Mompou.

 Performa 2013 – Conference on Musical Performance Studies – Porto Alegre (Brasil), Universidade do Rio Grande do Sul – 30 de mayo – 1 de junio de 2013.

 Federico Mompou ha dejado algunos escritos, sus observaciones sobre la interpretación de su música, como también su directas interpretaciones pianísticas. En relación a las cuestiones de la  interpretación de una obra que se propone con caracteres de originalidad, como es la de Mompou, es de gran interés poner en relación las cuestiones y las soluciones propuestas por Mompou para la interpretación de su obra, y su método de composición, identificado a través de una  análisis de la obra, que pueda entender el significado de un camino que tiende a la simplificación y a la reducción del material, que valora la repetición y la traslación en vez de la elaboración evolutiva y del desarrollo , en contextos marcados por la agógica ralentizada, larga, tranquila, y una dinámica vuelta al piano,  fascinada por el sentido de la distancia y del alejamiento. ¿Cómo Mompou realiza el sentido de una música que se propone en un umbral, en un limen, y tiene en una liquida correlación  sonido y silencio, escritura y oralidad, composición y escucha? A nivel compositivo, proponiendo un método de la reducción, de la espera y de la pasividad. A nivel interpretativo, individuando una investigación que tiende a pensar y realizar la figura en su dinámica de trasformación, obtenida a través de la gestión del toque en muchas matices, y de la temporalidad, que se hace móvil junto con el definirse de la figura.

Este estudio, que se propone en la forma de una clase-concierto, entiende poner en evidencia el complejo de las cuestiones que emergen en la investigación compositiva y interpretativa  de la musica de Mompou, a través de sus obras pianísticas, la análisis compositiva de ellas,  y los legados que encontramos por sus interpretaciones y sus notas sobre la interpretación de su musica.

La análisis compositiva e la interpretación se centrará sobre todo en estas obras de Mompou: Cants Màgics (1917/19), Charmes (1920/21), Préludes (1927/60), Souvenirs de l’Exposition (1937), Musica Callada (1959/67), sin desatender aperturas  hacia otras importantes obras y lugares de ellas.

 

Colazzo interviene in un convegno dedicato al tema della “otredad” in Spagna

24 Gennaio 2013a26 Gennaio 2013

Cosimo Colazzo interviene in un Convegno dedicato al tema dell’alterità, della “otredad” in Spagna. Il Convegno, “Third International Symposium on ideology, politics and demands in Spanish language, literatur and film. ‘Otherness in hispanic culture'”,  è organizzato con la collaborazione della California State University Bakersfield, il patrocinio di Universidad de Cantabria di Santander e Universidad del País Vasco. Il Congresso assume la formula innovativa del Convegno che si svolge integralmente sulla rete, attraverso contributi degli studiosi invitati, che si danno nella forma di documenti pubblicati nello spazio del Convegno, in genere a carattere multimediale.

Rispetto ai documenti pubblicati, sarà possibile attivare una discussione e un dibattito attraverso chat, che sarà attiva nei giorni di svolgimento del Convegno, fissati dal 24 al 26 gennaio. Nella settimana antecedente e in quella seguente resterà attivo uno spazio di forum di discussione, sempre intorno alle tematiche di rilievo che riguardano il Simposio.

Gli atti del Convegno saranno infine pubblicati in un volume edito da Cambridge Scholars Publishing.

Quello della “otredad” è un tema con risvolti d’attualità, nella condizione odierna dove sono rilevanti i tratti della multiculturalità, con poderosi flussi migratori, e diventa importante trattare i temi del pluralismo e del riconoscimento delle diversità religiose e di genere. La Spagna ha operato nella direzione di una società che ha voluto rendersi aperta e vivere integralmente il senso della democrazia, dopo i lunghi anni opachi del franchismo. Ma il tema attraversa anche storicamente la cultura spagnola. La poesia, la filosofia spagnola la letteratura, hanno riflettuto notevolmente sul tema della “otredad”.

Anche la musica. Lo troviamo in una figura originale, come quella di Federico Mompou, che consuona, in questo senso, con altre voci importanti della cultura spagnola del XX secolo. In epoca franchista molti intellettuali sono stati costretti all’esilio. E alcuni sono rimasti. Mompou è rimasto, ma si è calato come in una dimensione di esilio interiore, di allontanamento dai canoni rigidi dell’ufficialità. Il suo ideale è quello dell’attesa e del silenzio, della solitudine, del margine. Bisogna che l’io riduca il suo spessore, si faccia trasparente, verso l’alterità, verso l’oltre del suono-nota, verso la risonanza che galleggia nel silenzio. Il suono non è funzione, è esperienza. Qualcosa che vive in se stesso il senso di un universo mobile e in trasformazione. Il suono di Mompou è così affinato, così ricercato, che si è reso trasparente al silenzio. La sua forma non ha nulla degli archi narrativi ampi e dialettici. E’ fatta dei confini del dilagare di un suono e di una risonanza. Si svolge lenta perché ha bisogno che il suono riveli tutta la sua dimensione intorno, le sue prospettive di fughe e lontananza. Anche le dinamiche si rivolgono al nulla, al quasi-niente. La soglia di suono e silenzio, di io e alterità,  intende farsi incerta, confondersi, in una liquidità desiderante.

Cosimo Colazzo indaga questi temi, nel suo testo, che viene ospitato nel Convegno, dal titolo “La otredad esperada. Reducción del sujeto y del acto compositivo, abertura al silencio y a la resonancia, en la musica de Federico Mompou”. Nel suo intervento Colazzo indaga analiticamente il testo di “Musica callada”  (opera in quattro quaderni, scritta nell’arco di circa un decennio, a partire dal 1959), per individuare il senso dell’esperienza di Mompou, come si rivela nelle scelte compositive effettuate, che sono sempre nell’ordine della sottrazione, della riduzione, dello svuotamento, dell’apertura di spazio al silenzio e alla risonanza.

Di seguito diamo l’abstract che riguarda l’intervento di Colazzo al Convegno.

ABSTRACT

COSIMO COLAZZO – La otredad esperada. Reducción del sujeto y del acto compositivo, abertura al silencio y a la resonancia, en la musica de Federico Mompou.

Federico Mompou (1893-1987), compositor catalán, autor de un catálogo muy concentrado y reducido, que se refiere sobre todo a obras para piano, pone en crisis, con su musica, la lógica de la argumentación y de las conexiones, de las grandes narraciones, de la gran forma, para llegar a una visión diferente del sujeto, que no tiene lugar, que está en un limen, en un umbral, en una espera. Mompou investiga los pliegues de la realidad del sonido y de la resonancia, investiga el silencio.

Su música está  intencionadamente en un umbral, casi no tiene acceso a la dimensión compositiva: hecha de pocos elementos mínimos, que el compositor organiza con una mano sensible, no imperativa. Así debe tomar la existencia en su condición de temporalidad. Estamos hechos de tiempo, tocados, atravesados por el tiempo, por lo cual cambiantes: no realidad dura, sino resonancia.

Las configuraciones armónicas, más que expresadas en objetos específicos, se determinan como resonancias, están en situaciones como sin fronteras, dentro de campos de probabilidad. Las sonoridades y el tiempo se alargan, se relajan. Estamos dentro de una música del silencio, que requiere una escucha diferente. Es una música en la que el sujeto tiende a no estar presente, a no dirigir el resultado. En este sentido, pide una razón que pueda darse en la dimensión de la resonancia, del silencio, de la escucha, de la espera. De pasividad y divergencia. De la otredad.

Palabras Clave: Mompou – Otredad – Resonancia – Silencio – Sustracción del sujeto

Una conferenza, di Cosimo Colazzo, sulla musica di Galina Ustvolskaya

14 Dicembre 2012

Cosimo Colazzo, nell’ambito del ciclo “Incontri di analisi e composizione”, organizzati dal Conservatorio di musica “F.A. Bonporti” di Trento, tiene una conferenza, alla sede di Riva del Garda del Conservatorio (Largo Marconi 5), venerdì 14 dicembre alle ore 16.00, dedicata all’opera di Galina Ustvolskaya, compositrice russa del ‘900, che è stata allieva di Dmitrij Šostakovič, e che, con un catalogo non ampio, realizza un percorso compositivo personalissimo.

Così Colazzo offre un quadro e un profilo, in sentesi, dell’esperienza artistico-creativa della Ustvolskaya.

“In Galina Ustvolskaya (1919-2006) si riscontra una ricerca compositiva molto originale che tende a una forte riduzione del materiale verso un ideale di drastica essenzialità. Gli scorrimenti di questo materiale si fanno in un campo aperto ma non in una dimensione di libera florescenza, di esuberanza generativa, bensì in disposizioni sorvegliate e marcatamente ripetitive.

Il discorso musicale non si organizza in ordini propositivi. C’è un ordinamento, ma è sempre precario, soggetto anche a intrusioni violente. E’ il senso stesso della composizione che viene in dubbio.

Le dinamiche sono dolci, sfiorate, in pianissimo, o molto spesso martellanti, in una dimensione interrogativa urlante, lancinante. Così anche l’uso di certe formule ricorrenti, i cluster sonori, durissime e violente macchie appese a profili.

La composizione timbrica si propone fuori da ogni ordine conosciuto e mette insieme strumenti lontani, nella loro nuda presenza non mediata.

Ciò che viene rifuggito è proprio il senso della mediazione. C’è bisogno di spogliare il linguaggio del suo carico storico ordinante e progettuale, per poter pervenire a una dimensione originaria, che è una dimensione spoglia, come delle prime prove, dei primi giorni. C’è la volontà di cantare la parte ignota o dimentica del linguaggio, quella che noi sentiamo ormai come altro da noi, un’alterità assoluta.

Qui c’è l’ansia spirituale del linguaggio della Ustvolskaya, la volontà, la necessità di incontrare  l’Altro assoluto, e il senso del silenzio, anche dell’impossibilità di un tale incontro.

Fare silenzio rispetto alla voce ordinaria è necessario. La sua musica attende a un ideale di assoluto pauperismo, di riduzione della figura, di riduzione assoluta e radicale del discorso. Ma rendersi vuoti sin quasi all’afasia, ridurre il senso della bellezza, stendere il senso di una materia grezza, di un’intelaiatura temporale che è precaria, fuori da qualsiasi prospettiva riconoscibile in cui l’ascolto possa disporsi con un’intenzione conciliata, non garantisce di addivenire al senso ultimo delle cose.

E’ un’ansia ascetica che si consuma come avendo smarrito il senso del percorso e del risultato. Un’ansia che si vive anche come angoscia e afasia.  Il centro che si vorrebbe raggiungere, revocando il linguaggio ordinante e la storia, a volte rimane esso stesso senza voce: un’ombra scura, una macchia irrelata, un vuoto.

Da qui la musica della Ustvolskaya, che è un’interrogazione assoluta, una martellante e petrosa interrogazione, il silenzio petroso, non risonante, non conciliante, non cullante della sua musica”.

Cosimo Colazzo

Qui la locandina relativa alla conferenza.

 

Cosimo Colazzo alla Université de Pau in Francia

24 Gennaio 2013a25 Gennaio 2013

Cosimo Colazzo interviene con una sua relazione, dedicata alla musica di Federico Mompou, in un convegno organizzato dalla Université de Pau et des Pays de l’Adour, nel Sud della Francia, tra Atlantico e Pirenei. Il Convegno è organizzato dal Centro di studi e ricerche “Arc Atlantique”, interno all’Università, che indaga tematiche di interesse letterario, filosofico, artistico, riguardanti le culture di area atlantica, e in particolare dell’area francese e ispano-lusitana, nelle aperture e proiezioni che riguardano le Americhe come i Paesi caraibici.

Il Convegno è dedicato al tema dell’esistenzialismo in Spagna, che si disegna in combinato, anche, con una cultura della dissidenza, dell’esilio, perché investe molti intellettuali, di varia formazione, espatriati. L’intellettualità dell’esilio nel periodo del franchismo raggiunge vari paesi in Europa e in America.

Il Convegno reca significativamente il titolo “EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO”, a richiamare la condizione di un pensiero, come quello esistenzialista, che trova in Spagna un innesto, e diverse formulazioni e declinazioni, tra cui anche quella di una divergenza resistente, che si propone in contrasto con i codici convenzionali, con il conformismo e l’ubbidienza passiva pretesi dal regime.

L’esilio scelto o imposto riguarda anche molti musicisti. Si pensi, ad esempio, a Rodolfo Halffter, che ripara in Messico, o Nin-Culmell, negli Stati Uniti, o ancora Pablo Casals che sceglie infine Puerto Rico.

Ma c’è anche una dimensione non così visibile, di una opzione per l’esilio interiore, di cui troviamo espressione esemplare in un autore come Federico Mompou. Durante la guerra civile è in Francia. Con l’arrivo della seconda guerra mondiale ritorna nella sua Barcellona, e qui rimarrà in seguito, durante tutta la vita. Non assume posizione di contrasto rispetto al regime. Neanche ne è cantore, intellettuale e musicista ufficiale.

Le sue scelte di vita sono state come di un evitamento del conflitto, di una sospensione della realtà, dell’assunzione del quotidiano in una dimensione sospesa e atemporale, fatta di frammenti, e questi come silenti e irrelati.

Una dimensione della sospensione, del differimento della scelta, che si riverbera nelle dimensioni, probabilmente, del politico come dell’arte. E’ qui, nella sua musica, così personale, che troviamo il senso di un esistenzialismo, che può dirsi cifra del sonoro ricercato e dell’organizzazione compositiva.

C’è il senso che l’intervento compositivo non può corrispondere a piani preordinati, a una presa forte e ordinante del soggetto che sceglie e organizza. Ma deve corrispondere a un itinerario che è di segno inverso, nel senso dell’abbandono di ogni volontà ordinante e imperativa sul materiale, di ascolto del possibile. C’è un’idea che il senso è ai margini del soggetto, in un’alterità che va ascoltata, captata e quindi integrata nella musica, che assume quindi il senso non di un discorso forte, ma di una risonanza, di un’apertura, di una sfrangiatura, di una dispersione dei contorni netti. Questo è la musica di Mompou. Che in questo senso dialoga con il sacro.

Egli è un musicista che sente la religione, ma non in termini codificati, regolati, precettistici. La sua è una religiosità nel senso della sottrazione di una fiducia forte nel soggetto, nella storia. E’ una religiosità che nasce direttamente correlata alla perdita di senso del centro, e insieme con l’attenzione prestata alle pieghe, ai bordi. E’ qui, in questa dimensione della parola decentrata, del suono che si mescola al silenzio, che prende figura il rapporto con l’alterità, verso cui si vorrebbe muovere, da cui si ricevono i segnali che poi possono depositare nel flusso musicale.

Di questi temi parla Cosimo Colazzo nel suo studio, dal titolo Exilio del sujeto, sustracción  del acto compositivo, escrituras musicales y sonoras de la existencia y de lo sagrado en Federico Mompou. Lo studio che Colazzo espone al convegno è dedicato alla musica di Mompou e al suo particolare modo di sentire il suono e la composizione, come si rivela in un testo musicale che abbisogna di un’analisi così orientata, che sappia entrare dentro le pieghe del segno, oltre la definizione puntuale e notale del suono, nelle sue rifrazioni, nelle tensioni, nelle risonanze.

La relazione parlerà anche del dialogo di Mompou, in rapporto a queste scelte particolari di approccio compositivo, con la religione e il sacro, che assume, anche in questo caso, le declinazioni del discorso esistenzialista.

Di seguito riportiamo l’abstract dell’intervento di Colazzo al Convegno, che richiama questi contenuti, e che troverà argomenti nella relazione.

Cosimo Colazzo, Esilio del soggetto, sottrazione dell’atto compositivo, scritture musicali e sonore dell’esistenza e del sacro in Federico Mompou

Relazione a Convegno di studi interdisciplinari EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Pau (Francia) 24.25 gennaio 2013.

ABSTRACT

Esiste una dimensione dell’esilio interiore, che non è stata molto indagata, e che riguarda chi è rimasto in patria. Non incluso nelle dinamiche del potere, non ha avuto la forza del gesto risolutivo, dell’allontanamento, della diaspora, del dissenso plateale. Una dimensione silenziosa, di sottrazione del sé dalla dimensione del conflitto, della dialettica, è quella che riguarda Federico Mompou (1893-1987), compositore catalano, autore di un catalogo molto concentrato e ridotto, che riguarda per lo più opere pianistiche.
Egli è coinvolto intimamente, per una opzione che investe anche la sua personalità, dentro il pensiero e un modo di sentire esistenzialista. Di un esistenzialismo che mette in crisi la logica dell’argomentazione e delle connessioni, delle grandi narrazioni, della grande forma, per approdare a una diversa visione del soggetto, che non prende posizione, che sta in una soglia, in un’attesa.
E’ qui che si apre una connessione, molto sentita, in Mompou, tra un’arte che deve indagare le pieghe della realtà del suono, e un sentimento esistenzialista della vita, sentita come un mistero, cui ci si può approcciare con un originale sentimento religioso.
Federico Mompou ha scritto, nell’arco di circa dieci anni, un’opera, articolata in quattro quaderni, “Música callada” (1959-1967), che costituisce un percorso di meditazione sonora e di individuazione di alcuni elementi nodali del sacro.
La sua musica miratamente si tiene su una soglia, quasi non ha accesso alla dimensione compositiva. E’ fatta di pochi, minimi elementi, che il compositore organizza con una mano sensibile ma non impositiva. Deve così cogliere l’esistenza, nella sua condizione di temporalità. Noi siamo fatti di tempo, attraversati dal tempo, perciò cangianti, non realtà dura, ma risonanza.
Così le configurazioni armoniche, più che espresse in oggetti precisi, si determinano come nelle risonanze, quindi si presentano dentro situazioni come senza margini, dentro campi di probabilità.
Le sonorità e il tempo sono allargati, distesi. Si è dentro una musica del silenzio, che richiede un ascolto diverso. E’ una musica in cui il soggetto tende a non rendersi presente, a non orientare il risultato. In questo senso chiama a un rapporto, che possa darsi nella dimensione della risonanza, del silenzio, dell’ascolto, dell’attesa.
Significativamente, con il titolo, Música callada, richiama San Juan de la Cruz, e i suoi versi che ci parlano di “música callada”, “soledad sonora”.
Ma il richiamo, più coevo, è anche alla poesia e alla filosofia di Maria Zambrano, alla sua idea di passività e di divergenza.
L’intervento richiamerà questi temi in prospettiva interdisciplinare e addentrandosi dentro l’analisi dei testi musicali, al fine di evidenziare come il piano delle tecniche, improntate nel segno prevalente della sottrazione, della sensibile riduzione dell’atto compositivo, significhi un rapporto con la dimensione religiosa, che Mompou ha sempre sentito molto.

Praole chiave: Esistenzialismo – Esilio – Risonanza – Silenzio – Attesa – Sacro. Existencialismo – Exilio – Resonancia – Silencio – Espera – Sacro

Cosimo Colazzo terrà la sua relazione in lingua spagnola. Di seguito diamo il testo dell’abstract in spagnolo.

Cosimo Colazzo, Exilio del sujeto, sustracción  del acto compositivo, escrituras musicales y sonoras de la existencia y de lo sagrado en Federico Mompou

Jornadas de investigación interdisciplinaria EL EXISTENCIALISMO EN ESPAÑA Y EN LOS FILÓSOFOS DEL EXILIO, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Pau (France) 24 y 25 de enero de 2013.

RESUMEN

Abstract

Hay una dimensión del exilio interior, que no se ha explorado mucho, y que se refiere a los que se quedaron en patria. No incluidos en las dinámicas del poder, no tenían la fuerza para actuar resoluciones: la diáspora, la disidencia flagrante. Una dimensión silenciosa, de sustracción del yo de la dimensión del conflicto, de la dialéctica, concierne  Federico Mompou (1893-1987), compositor catalán, autor de un catálogo muy concentrado y reducido, que se refiere sobre todo a obras para piano.

Él está íntimamente involucrado, por una opción que también es de su personalidad, en el pensamiento y en una forma de sentimiento existencialista. De un existencialismo que pone en crisis la lógica de la argumentación y de las conexiones, de las grandes narraciones, de la gran forma, para llegar a una visión diferente del sujeto, que no tiene lugar, que está en un limen, en un umbral, en una espera.

Aquí se abre una conexión en Mompou, entre un arte que tiene que investigar los pliegues de la realidad del sonido y un sentimiento existencialista de la vida, sentida como un misterio, que podemos acercarnos con un original sentimiento religioso.

Federico Mompou escribió, en un período de diez años, una obra en cuatro libros, “Música callada” (1959-1967) para piano, que es un camino de meditación sonora y de detección de unos elementos nodales de lo sagrado y de la existencia.

Su música está  intencionadamente en un umbral, casi no tiene acceso a la dimensión compositiva: hecha de pocos elementos mínimos, que el compositor organiza con una mano sensible, no imperativa. Así debe tomar la existencia en su condición de temporalidad. Estamos hechos de tiempo, tocados, atravesados por el tiempo, por lo cual cambiantes: no realidad dura, sino resonancia.

Las configuraciones armónicas, más que expresadas en objetos específicos, se determinan como resonancias, están en situaciones como sin fronteras, dentro de campos de probabilidad. Las sonoridades y el tiempo se alargan, se relajan. Estamos dentro una música del silencio, que requiere una escucha diferente. Es una música en la que el sujeto tiende a no estar presente, a no dirigir el resultado. En este sentido, pide una razón que pueda darse en la dimensión de la resonancia, del silencio, de la escucha, de la espera.

Significativamente, con el título, Música callada, se refiere a San Juan de la Cruz, y a su versos che nos hablan de “música callada”, “soledad sonora”.

Pero la referencia, más contemporánea, es también a la poesía y a la filosofía de María Zambrano, a su idea de pasividad y de divergencia.

El estudio tratará estos temas en una perspectiva interdisciplinaria y a través de los textos musicales, con el fin de mostrar cómo el plano de una música que se propone con el signo de la sustracción, de la reducción significativa del acto compositivo, abre una fuerte relación con la experiencia existencialista, vivida en una clave religiosa.

Palabras Clave: Existencialismo – Exilio – Resonancia – Silencio – Espera – Sacro

Qui il programma dettagliato definitivo delle Giornate di studio.